Il Dna di PFH piace agli imprenditori

“Le aziende oggi non cercano solo capitali, ma anche sostegno quotidiano. Ecco perché spesso PFH viene scelta anche se non offre il prezzo più alto”. Roberto Meneguzzo, consigliere e fondatore di PFH, sintetizza così i punti di forza della holding.

La maggiore apertura delle imprese italiane a partner esterni, combinata a un credito bancario più problematico e meno vicino al territorio, aumentano la concorrenza tra gli investitori.  “Certo – spiega Giorgio Drago, amministratore delegato di PFH – se l’obiettivo è vendere il 100% dell’azienda, è chiaro che il prezzo abbia un peso maggiore. Diverso è il quadro se si intende stringere un accordo con un socio di minoranza o di maggioranza, con il quale si dovrà coabitare per anni. In questi casi la dimensione economica dell’offerta incide meno. Diventa fondamentale capire quale socio consentirà di fare il miglior percorso possibile”. “Pesano molto di più – aggiunge Meneguzzo – la chimica personale, la prospettiva di una permanenza nel capitale più lunga e un sostegno strategico e operativo costanti”.

Nel corredo genetico di PFH c’è sempre stato il capitale permanente della holding, la tendenza a orizzonti temporali più estesi, senza scadenze contrattuali prefissate. E una partecipazione diretta dei soci. “Quando gli imprenditori parlano con noi – spiega Drago – sanno che di fronte hanno un altro imprenditore. Questo elemento crea un legame di fiducia, perché l’azienda sa che si confronterà negli anni con le stesse persone e che abbiamo interessi coincidenti”.